L’epigenetica è quella branca della biologia che studia le mutazioni genetiche. Uno dei paladini di questa scienza è Bruce H. Lipton, che nel suo libro “la biologia delle credenze” ha affrontato il tema della coscienza sotto una nuova prospettiva.

L’epigenetica sostiene che i geni non si auto-creano, ma sono controllati dalle nostre credenze. Prima si riteneva che il nucleo cellulare, contenente il DNA (il patrimonio genetico), fosse il “cervello” della cellula, l’elemento indispensabile al suo funzionamento e che da questo corredo genetico dipendesse totalmente il nostro destino, che esso cioè esercitasse un controllo assoluto sulla vita dell’uomo (determinismo genetico). Esperimenti di rimozione del nucleo mostrano invece che la cellula continua a vivere e a funzionare anche in assenza di nucleo e che il suo vero cervello è piuttosto la membrana, cioè la parte in contatto e interazione dinamica con l’ambiente esterno che è in continuo cambiamento. Il gene non esercita alcun controllo, può essere solo letto o non letto per la trascrizione delle proteine e per la produzione cellulare.  Non semplicemente modificando le condizioni ambientali (determinismo ambientale), ma modificando le percezioni e le convinzioni con le quali noi filtriamo e sperimentiamo soggettivamente le informazioni ambientali, possiamo “modificare” i nostri geni. E’ la MENTE la parte più potente del nostro organismo. L’epigenetica afferma quindi che le persone non sono vittime dei propri geni, ma hanno un controllo molto grande per quanto insospettato sulle loro esistenze. Gli uomini sono co-artefici della loro esistenza.

L’uomo, inoltre, secondo l’Epigenetica non è un prodotto immediato e improvviso della creazione, come è scritto nella genesi, ma un prodotto dell’evoluzione organica: il risultato di un processo lungo che da una forma di vita unicellulare ha portato ad una forma di vita estremamente complessa. L’uomo sembra in apparenza essere “un unicum”, in realtà egli è composto di 50 trilioni di cellule: egli stesso è una “comunità” piuttosto che una singola persona. E Lipton afferma con Lamarck che l’evoluzione si basa sull’interazione dinamica e cooperativa (e non meramente competitiva come secondo Darwin) fra organismi e fra gli organismi e l’ambiente: l’evoluzione è un’occasione di filogenesi e ontogenesi in cui contano di più i gruppi (di individui di specie anche diverse) che i singoli individui.

L’acqua è il solvente per eccellenza e quindi molti, troppi inquinanti si solubilizzano in essa e noi – direttamente o indirettamente li assumiamo. Oltre ai prodotti discendenti dalle materie plastiche, ritroviamo pesticidi, concimi chimici, solventi, metalli pesanti, metalli tossici e nocivi, radionuclidi, antibiotici, molecole xenobiotiche (cioè quelle sostanze sintetizzate chimicamente dall’uomo e con le quali le forme viventi non erano mai venute prima a contatto) e chi più ne ha più ne metta.

Ma il problema non si ferma qui. L’aspetto più grave è costituito dall’impatto drammatico che queste molecole possono avere sul nostro DNA e che ormai l’Epigenetica ha messo chiaramente in luce.

 

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